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Interazione uomo-macchina. L’uso scorretto può essere ragionevolmente prevedibile?

La valutazione del rischio nell’interazione tra uomo e macchina, specialmente in presenza di dispositivi autonomi e semi-autonomi, rappresenta una sfida complessa. Questo è dovuto alla vasta gamma di configurazioni possibili e alla variabilità dei comportamenti umani, che rendono difficile prevedere come le persone possano interagire con tali macchine. La difficoltà di anticipare l’uso scorretto ragionevolmente prevedibile nasce dall’ampiezza delle situazioni ipotizzabili.

La normativa tecnica fornisce esempi di “uso scorretto ragionevolmente prevedibile” che, pur essendo utili, non coprono adeguatamente la varietà delle configurazioni d’uso reale. Questi comportamenti scorretti, infatti, potrebbero verificarsi durante l’interazione con la macchina, ma non sempre sono facilmente identificabili all’interno di scenari tipici. Pertanto, il progettista è chiamato a considerare non solo gli aspetti tecnici della macchina, ma anche i possibili errori o usi scorretti derivanti da stati cognitivi dell’utente.

Questo studio ha approfondito l’analisi degli stati cognitivi che possono portare a comportamenti non intenzionali, errati o prevedibilmente scorretti. L’obiettivo è stato comprendere meglio quali aspetti cognitivi influenzano le performance dell’operatore, in modo da ideare interazioni che riducano il rischio di errori. La chiave di una progettazione sicura risiede, quindi, nel promuovere uno stato mentale ottimale per l’utente durante l’interazione, così da limitare l’insorgere di situazioni pericolose o di uso improprio.

Con una comprensione approfondita dei processi cognitivi alla base di questi comportamenti, il progettista può adottare un approccio innovativo nella gestione del rischio. Piuttosto che limitarsi a prevenire fisicamente certi comportamenti, è possibile ideare dispositivi che stimolino una consapevolezza dell’utente sui rischi, riducendo così le possibilità di utilizzi scorretti. La sicurezza non viene dunque solo affidata a meccanismi di controllo, ma anche al supporto di un’interazione più consapevole e intuitiva per l’operatore.

In sintesi, il design di macchine autonome e semi-autonome sicure richiede una progettazione che consideri sia le variabili tecniche che i fattori cognitivi degli utenti. L’approccio basato su stati cognitivi consente di prevedere l’uso scorretto e di mitigare i rischi associati, portando a una gestione più sofisticata e sicura delle interazioni uomo-macchina. Questo approccio promuove una sicurezza integrata che, oltre a garantire una protezione fisica, mira a rendere l’utente parte attiva del processo di sicurezza, aumentando l’affidabilità complessiva dell’interazione.

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